Su di me

Sono un progettista. Mi occupo di architettura e, in particolare, di restauro. È un lavoro che richiede tecnica, pazienza, ascolto e molta responsabilità. Seguo ogni progetto dall’inizio alla fine: rilievi, disegni, pratiche amministrative, direzione lavori in cantiere. Non mi limito a coordinare da lontano o a firmare carte: ci metto la faccia e, quando serve, anche le mani. Voglio sapere esattamente cosa succede in ogni fase, perché ogni dettaglio ha un impatto sul risultato finale.

Il mio punto di forza, e anche la mia più grande passione, è il restauro dell’architettura vernacolare. Parliamo di case rurali, edifici storici, strutture che spesso sono state costruite senza architetti ma con grande intelligenza e rispetto per il contesto. Sono architetture che parlano la lingua del territorio, nate per adattarsi al paesaggio, al clima, alla vita delle persone. E proprio per questo meritano un approccio che vada oltre l’estetica.

Non li tratto come oggetti da sistemare o decorare. Per me sono frammenti di identità collettiva, testimonianze vive di un modo di abitare, costruire e pensare che va compreso prima ancora di essere trasformato. Restaurare, per me, significa ascoltare quello che un edificio ha da dire, valorizzarne i segni del tempo e restituirgli una funzione che abbia senso oggi, senza cancellarne l’anima.

È un lavoro delicato, fatto di scelte continue, in cui ogni intervento pesa. Ma è proprio questo che mi stimola: sapere che sto contribuendo a tenere in vita storie, memorie, radici.

Lavoro fianco a fianco con una squadra di professionisti davvero in gamba. Ognuno ha un ruolo ben preciso, competenze solide e un approccio affidabile. Non siamo solo colleghi: nel tempo siamo diventati un team affiatato, capace di capirsi al volo, anticiparsi, supportarsi nei momenti complessi. Questo tipo di intesa non si improvvisa — nasce da anni di collaborazione, di progetti affrontati insieme, di problemi risolti e soluzioni trovate anche quando sembravano fuori portata.

È proprio questo, secondo me, a fare la differenza in un progetto: sapere che puoi contare su chi lavora con te, senza dover spiegare ogni cosa, perché c’è una base di fiducia, esperienza condivisa e rispetto reciproco.

Detto questo, mi prendo sempre la responsabilità di ciò che faccio. Ogni incarico, ogni progetto, ogni scelta finale: tutto passa da me. La squadra è fondamentale, ma sono io a metterci la faccia, a fare sintesi, a garantire che ogni dettaglio sia al posto giusto. È un equilibrio che funziona, perché mi sento a mio agio sia nella collaborazione che nella responsabilità.

E alla fine è questo il mio modo di lavorare: con passione, con precisione, e sempre in prima linea.